sabato 10 gennaio 2009

Hope e' dentro un container!

Dopo una notte di riposo all'ostello, la mattina mi feci un'ottima colazione e feci un giro per la citta', andai a guardare il ponte da vicino, mi persi lungo le spiagge panamensi, mirai il canale di Panama nella chiusa di Miraflores, dove incontrai un ragazzo portoghese conosciuto in Guatemala, assurdo.



Con lui andai al suo ostello, dove mi offri diverse birre e chiacchierammo molto. Conobbi un ragazzo che mi diede tutte le informazioni relative ai documenti necessari per portare la macchina via nave in Colombia. Come sempre succede, quando non cerchi niente, arriva tutto.

Presi tutte le informazioni e con poca speranza lui mi disse che l'unico modo sarebbe quello di mettere Hope dentro un container, con un costo che oscilla sul migliaio di dollari.



Hope parcheggiata davanti all'ostello non resistette molto all'attenzione di bambini di strada, che, iniziarono a picchiare Chocki e tentare di strapparlo. Corsi giu' e con tanta comprensione e chiacchiere risolvi il problema in una situazione veramente paradossale.




Feci qualche foto con loro e tutto si risolse. Ritornai al mio ostello dove conobbi tante persone di ogni paese, tante chiacchiere e cucinando verdure comprate al mercato per pochi dollari.
Andai fuori a chiamare l'amico di Colon, il quale dovrebbe avere qualche informazione sulla barca e mi diede il numero di un certo Denis, il quale ha un ufficio di trasportatori navieri.

Chiamai e mi disse che il prezzo era di 1200 dollari tutto compreso, io rifiutai, troppo caro per le mie tasche e quindi mi diressi nei vari uffici per fare tutte le carte necessarie per esportare la barca. Fui all'ufficio trasporti della polizia, all'ufficio navale, niente da fare, senza prima avere una barca non posso fare niente.

Quindi l'indomani partii diretto verso Colon, sperando di trovare una barca a poco prezzo e poi completare le varie transazioni. Dopo 2 ore di strada veramente distrutta arrivai. Mi incontrai con Denis che mi disse dove andare, poi attesi Riccardo e con lui andai a chiedere informazioni ai vari porti. Io feci un giro dentro il secondo Duty Free piu' grande al mondo, una citta' libera, fantastico. Lui torno al lavoro e io continuai la mia ricerca in tutti i lati. Andai all'yatch club per vedere se c'era una barca grande, poi ad un porto clandestino che mi avevano detto, rischiando qualcosa domandai di certo a facce non raccomandabili, ed infine ad un'altra compagnia naviera di container che mi sparo 1350 dollari.



Ritornai sconsolato al centro commerciale, dove avrei dormito la notte, attendendo un ultima speranza della sorella di Riccardo. Avvertii le guardie della mia posizione e che avrei dormito in macchina, mi cucinai qualcosa e poi andai in un bar vicino a scrivere un po' a macchina per fare venire un orario decente. Mi sistemai e mi addormentai, domani qualcosa sarebbe successo.

Mi svegliai presto, presi un caffe' e scrissi ancora un po' per fare arrivare l'ora per chiamare in ufficio Riccardo. Lo chiamai e mi disse che la sorella non aveva soluzioni piu' economiche. Niente da fare, nessuna soluzione, andai da Denis in ufficio e contrattammo per fare la transazione con lui, scese fino a 1000 dollari ed io accettai, voglio Hope in Sudamerica. Non si puo' stoppare un sogno. Fecimo tutte le carte e tutto era deciso, Hope sarebbe finita in un container diretto a Cartagena, la barca partira' il 14 gennaio ed arrivera' il 16 gennaio. Mi dissero in quali uffici della citta' e quale carte dovevo fare e cosi' partii di nuovo in quella burocrazia folle. Niente da fare, tutti mi rimpallavano come un flipper, non e' questo l'ufficio, qui non lo facciamo, devi andare la', devi ritornare qua.

Fanculo, ritornai da Denis e gli dissi di informasi bene su quello che era necessario e su cosa dovevo fare. Finalmente dopo diverse chiamate arrivo la soluzione, dovevo andare di nuovo a Panama City al centro nazionale della dogana a fare una carta di esportazione del veicolo. Mi disse anche che domani 9 gennaio potevo gia' imbarcare il veicolo e metterlo nel container.

Cosi' ritornai a Panama City e mi appoggiai nuovamente all'ostello. La mattina presto andai all'ufficio e feci la famosa carta per poi correre di nuovo verso Colon. Portai il foglio e con loro mi diressi al porto di Manzanillo. Il momento era arrivato, andammo in circa 10 uffici a fare firmare tutte le carte, come se non fosse una cosa usuale portare una macchina via barca in quel modo.

Dopo tanti giri, fogli timbrati, tanti badge per entrare nelle varie zone, finalmente portai Hope all'interno del porto. Ormai c'eravamo quasi, sentivo una elettrica eccitazione, avevo tanta gente che mi seguiva in queste operazioni, tutto il porto si muoveva a fare mille cose.



Arrivo il momento dell'ispezione anti-droga ed esplosivi, arrivo il cane Tango che controllo dappertutto la macchina, tolsi e misi tutto in fila fuori dalla macchina.

Tutto tranquillo, anche questo controllo e' fatto, ora dovevo attendere la sicurezza per scortarmi dentro al porto e mettere la macchina nel container. Dopo 30 minuti arrivo, nel frattempo tutti domandavano e facevano foto, assurdo. Arrivo questo magro signore sulla cinquantina con la sua divisa fluorescente e mi disse:

"Non puoi entrare al porto tu, devo portare io la macchina nel container, mi puoi dare le chiavi?"
Io replicai "Non servono chiavi per accenderla, solo io conosco come fare, devo portarla io!".

Dopo qualche discussione finalmente comprese e con lui entrammo al porto, passando attraverso enormi caricatori e migliaia di container, ti senti piccolo, molto piccolo, proibitissimo fare foto, ma qualcuno riuscii a strapparla...


Arrivammo dove c'era il mio container "King Ocean". Feci balotta con gli scaricatori di porto panamensi per riuscire a scattare qualche altra foto. Poi arrivo il mio container mosso da una grossa macchina infernale. Fecero un'altro controllo con un'altro cane e finalmente accesi la macchina e mi diressi di fronte al container aperto. Qualche foto di rito concessa e poi la rinchiusi in quel claustofobico posto. Scesi, inchiodarono le ruote e bloccarono tutto con tiranti.






Arrivo un signore a fare una foto alla macchina a container aperto, a container mezzo aperto e poi a container chiuso, super controlli e tanta sicurezza. Numerose guardie intorno, tante persone che lavoravano per me. Una volta che tutto fu' chiuso mi accompagnarono all'uscita, dove presi un taxi per arrivare alla stazione dei bus, dove ritornai a Panama City, comprai un volo aereo per 100 dollari verso Cartagena. Conobbi numerosi brasiliani all'ostello e ammirai una splendida luna piena. Oggi attendo le 9 di sera per prendere quell'aereo che finalmente mi portera' in Sudamerica.



Alla fine tutta questa esperienza al porto e' stata niente male, divertente ad emozionante.
Hope arrivera' per mare, un distacco forzato ma fantastico, molta voglia di entrare in un nuovo continente, sempre con il cofano diretto a sud.
Rachel doveva venire a trovarmi a meta' febbraio a Lima ma ha problemi di soldi e non riesce a venire, ieri dopo una lunga ed intensa chiacchierata ci siamo detto che non ci vedremo, che ognuno andra' per la sua strada, e' stato fantastico condividere quelle emozioni e quei momenti, bisogna andare avanti sapendo che tanto non saranno mai dimenticati.

Siempre adelante! Go with the flow!

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Visto che sei in Colombia,
mi dedicheresti un Luker (1906), uno dei cioccolati piu' buoni del mondo, fatto con uno dei piu' pregiati e selezionatissimi cacao del mondo che si trova esclusivamente nella rainforest (foresta pluviale) di Tumaco la regione pacifica della Colombia.

www.luker.com

Anonimo ha detto...

Il messaggio sopra era mio...

Alessio

fatti anche un po' di Colombian dream... visionario... allucinante... fantastico...
un calor che te caga...

http://www.youtube.com/watch?v=-EultJp-IdU

Unknown ha detto...

meeerda fil
ma secondo me nn torni più!

lilla ha detto...

Hola Filippo!! tu vedi di continuare a seguire i tuoi sogni, così che io, da brava ciclista, possa approfittare della splendida scia che lasci per condividere, anche se di riflesso, questo tuo incessante muoverti, spostarti, andare, questo pellegrinaggio che sarebbe riduttivo oramai chiamare VIAGGIO..preferisco definirlo prendendo in prestito le parole di kerouac:"diamo e prendiamo e penetriamo in dolcezze infinitamente complicate andando a zig zag da qualsiasi parte"....sei d'accordo?? un bacio grande da Viareggio!!
Ti scrivo la mia mail che avevi perso lilla77vg@tiscali.it

Anonimo ha detto...

ciao fili da come vedo stai bene \ ti vedo cosi tramquillo che riesci a trasmettermi serenita anche a me \visto la citta in cui ti trovi \ci vuole proprio il tuo coraggio e la voglia di un sogno da inseguire \ ma non è piu un sogno \ ma voglia di conoscere il mondo brutto o bello che sia \solo cosi un giorno potrai dire \ tutto il mondo e paese \ anche con il mio polso rotto riesco a scrivere con la mano sinistra \ti penso tanto ti voglio tanto bene un forte abbraccio come la sera che sei partito \lo sento ancora oggi e mi sembra ieri \un bacione mamma