martedì 30 settembre 2008

Lacrime in vetta...5600 metri!

Intanto tranquillizzo con il dire che siamo tutti vivi e belli vegeti, anzi direi ricchi, piu' ricchi di qualsiasi persona con il denaro e il cuore pieno di emozioni uniche e indescrivibili, ma ora un po' di quello che e' successo lo spiego...

- Primo giorno

Siamo partiti da Mexico DF alle 15 del pomeriggio, di non so' quando perche' non so' che giorno e' oggi, diretti a Tlachichuca dove Joaquin Cancola ci ospitera', dato che quella e' la citta' piu' vicina al vulcano.

Dovrebbero essere poco piu' di 200 km e quindi in poche ore dovremmo arrivare, ma data la nostra plumma decidiamo di non prendere l'autostrada, dato che in Messico e' molto costosa, ma la LIBRE, la strada normale. Beh fatto sta' che tra milioni di TOPE (i dossi, che sono ovunque), strade distrutte e strette siamo arrivati nel pueblo a mezzanotte, 9 ore di guida, poco! Pero' Joacquin ci ha atteso e in poco tempo e con tanta stanchezza siamo gia' nella nostra camera da 120 pesos, finalmente un letto!

- Secondo giorno

Ci svegliamo, ottima dormita, prepariamo lo zaino con attenzione, cibo per 7 giorni, picozza, cramponi, scarponi, il mio orologio nuovo da montagna segna 2700 metri. Dopo una colazione salutiamo e prendiamo informazioni da Joacquin e partiamo zaini in spalla verso il centro. Ci beviamo una ultima birra prima di abbandonare la civilta', foto di rito e si prende un taxi per 200 pesos verso Hidalgo, l'ultimo pueblo prima del vulcano, a 3600 metri. Dopo 15 km e 1 ora di strada distrutta fatta per i 4WD arriviamo al posto, case di legno diroccate e un centinaio di anime. E' brutto e nuvoloso ed inizia a piovere, camminiamo verso la via del campo base e troviamo un posto dove piazzare la tenda da 2 e in cui staremo in 3, sotto l'acqua battente. Prepariamo il cibo in tenda con la stufetta, poi a letto presto, non ho dormito tutta notte, mille pensieri in testa e la testa che non si ferma mai, era quasi come se non sapessi piu' come si dorme, boh sara' l'altitudine.

- Terzo Giorno

Sveglia alle 8, nessun problema di altitudine e ottimo acclimatamento, oggi si parte per Pietra Grande, il rifugio a 4260 metri, il campo base dove tentare la vetta. Ovviamente questo non e' il periodo migliore per la scalata, dato che e' tempo di piogge, sarebbe da novembre a marzo, infatti piove sempre e sotto l'acqua smontiamo tutto, carichiamo in spalla e si parte per i 12 Km verso il rifugio. Arriviamo dopo
6 ore di cammino e diversi bivi di cui non sapevamo la direzione, dopo alcuni errori ed interpretazioni delle gomme da jeep tipo CSI arriviamo in cima, sfatti, sotto la nebbia e pioggia fitta e con le gambe abbastanza a pezzi. Il fiato e' corto a quell'altezza ma nessun mal di testa questa volta. Gli zaini non sono poi cosi' leggeri, male alle spalle e relax nell'interno del freddo rifugio, direi una ghiacciaia. Subito un the' per scaldarsi e poi zuppa di pollo e riso al pomodoro in busta, MSG a gogo ma non male. Quindi a letto presto, decidiamo domani cosa fare, abbiamo 2 alternative, riposarci e tentare la vetta la notte successiva con una salita impegnativa e lunga oppure fare un campo alto per acclimatarci meglio e ridurre la distanza nel summit day. Tutti a letto, lo stomaco e' in subbuglio e ovviamente non riesco a dormire, penso tanto e la mente non stacca, occhi chiusi, freddo pavimento di legno ma niente dormire.

- Quarto giorno

Sveglia alle 7, il the' ci vuole e poi vado fuori, fino a ieri non si vedeva niente, neanche la vetta, la nebbia impediva di vedere, ma il cielo azzurro preannuncia novita', il barometro annuncia un cambio di pressione, miglioramente in corso. Vado fuori e vedo uno spettacolo stupendo, nubi ovunque sotto di noi e l'alba che spunta colorandole di rosa, poche parole e bocca aperta. Dopo qualche scatto torniamo dentro e decidiamo, la scelta va' per il campo alto, cosi' per farne esperienza e anche per ridurre il tempo per la vetta. Cosi' prepariamo gli zaini e alle 10 partiamo verso l'alto, arriva la nebbia e dopo 3 ore arriviamo in cima, dove inizia la neve che nevica.


Troviamo il campo a 4800 proprio sotto il labirinto e con tempismo e coordinazione montiamo tutto al volo e ci buttiamo dentro, il freddo si sente e la salita di 600 metri circa anche, con quello zaino pesante. Ci prepariamo del cibo sciogliendo della neve e poi alle 20 siamo a letto, sveglie puntate alla 1 di notte, domani e' il summit day ed ovviamente non si dorme ancora!

- SUMMIT DAY

Alla 1 le nostre sveglie suonano contemporaneamente e dopo qualche sguardo di comprensione siamo gia' tutti svegli, la tenda e' ghiacciata, uno strado di brina la ricopre, prepariamo un the' e del musli' e poi ci prepariamo, uno alla volta, vista la stretezza della tenda e pian piano ognuno va' fuori a sistemare lo zaino, il mio orologio segna -5, alle 2:30 siamo tutti fuori a montare ramponi e predisporre tutto, poi alle 3 si parte, diretti verso il labirinto, una parete di 200 metri ripida mista rocce e neve. Decidiamo senza cordata ma con attenzione procediamo e alle 4:30 con le nostre frontali nel buio riusciamo a saltarci fuori grazie ad impronte trovate qua e la'.

Ora siamo a 5000 metri, piazziamo picchetti per la nebbia e segnamo i gradi della bussola nei cambi di direzione, siamo alla base del ghiacciaio, ancora e' buio pesto, anche se il cielo e' uno spettacolo di luci intense senza luna, assurdo, le stelle sembrano dipinte.

Decidiamo di andare su in cordata, il ghiacciaio e' ripido 35 gradi e sale per 600 metri, sono ancora 4 ore di cammino, la cordata aiuta nel caso di scivolata e prontezza degli altri 2 con il self-arrest a bloccarla, ma e' anche pericolosa perche' puo' tirare giu' tutti e 3 in fondo al ghiacciaio. Ci fermiamo per problemi di freddo e per respirare con maggiore profondita' ogni 20 passi. La vetta sembra non arrivare mai, non si vede la fine.

Finalmente arriva l'alba, siamo all'ombra e il sole non lo vediamo, ma i colori illuminano a giorno la neve sotto di noi.

Questa montagna ha preso vite e quindi bisogna rispettarla. Con tanta attenzione ad ogni passo pian piano si sale, ormai sono le 7, finalmente vediamo con la luce la fine della salita, l'arrivo sul bordo del cratere.

Arriviamo e la luce del sole ci abbaglia, mi volto e appena vedo lo spettacolo che mi trovo davanti le lacrime scendono da sole come mai successo in vita mia, il sole dell'alba e un mare di nuvole rosse davanti a me mi fanno pensare a dove sono e quindi non trattengo niente, lacrime e ricordi indelebili a vita, impressi a fuoco sul cuore.

Ci abbiamo messo 4:30 a salire, dovevamo mettercene 6, una ascesa di 900 metri su quello che e' il quarto vulcano piu' alto al mondo.

Sulla mia destra vedo una cosa mai vista, una immensa ombra del vulcano si staglia nelle nuvole e nella terra, incredibilmente immensa e maestosa!


Poi andiamo verso la croce, qualche foto e dopo 30 minuti si inizia a scendere.


Paura in discesa con quella pendenza ma ormai era fatta, andiamo giu' in glissade con la picozza e alle 10:30 siamo al campo alto, il sole e' forte e caldo a quella altezza, crema obbligatoria e maschera, smontiamo tutto con calma dopo un po' di riposo e poi si scende con tanta fatica al rifugio, tanta discesa per i doloranti polpacci che chiedono pieta'. Alle 13 siamo al rifugio e ci prepariamo a goderci il cibo che avevamo lasciato per il successo.

Scopriamo ben presto che ce lo hanno rubato, cosi' ci tocca farci delle tortilla con fagioli e del riso in bianco, argh! Tanto riposo, acqua e stomaco ancora in subbuglio. Poi barrette di cereali per cena e poi letto con i topi che ci giravamo per i sacchi a pelo. Finalmente dormo sono a pezzi, giornata intensissima ed incredibile, ho un sorriso che non riesco a controllarlo. Ce l'abbiamo fatta!

- Sesto giorno

Sveglia alle 8, una dormita lunga 11 ore, il solito bel the', nuvole ancora piu' basse questa mattina, poi si prepara tutto e si parte verso Hidalgo, il pueblo a 12 km, si canta, urla, ride e scherza, tante foto e la vetta che ci sovrasta incontrastata lungo la via.

Dopo 4 ore siamo al paese, distrutti e con le gambe a pezzi per 4 giorni di cammino senza sosta. Troviamo un ride a 150 pesos per portarci a Tlachichuca, dove appena arrivati ci concediamo una mega tortas alla milanese e delle birre per festeggiare, poi a letto da Joacquin cotti e poi, dato che la persona che ci aveva dato il passaggio ci aveva detto che c'era una festa in un paese vicino alle 20 prendiamo e in macchina ci andiamo, fantastica e folkloristica festa fatta di fuochi d'artificio e tanta cristianeita', doppi parchi e tanta musica e gente in un pueblo a 3000 metri di 500 anime che solo in quella sera si era trasformato in migliaia. Ancora cibo e birra e con le gambe a pezzi torniamo a casa a dormire, un letto dopo 5 giorni di contatto con la terra. In pochi arrivano al rifugio senza Jeep, noi lo abbiamo fatto per il rispetto alla montagna e ci ha premiato nel migliore dei modi.

- Settimo giorno

Pigliamo la macchina, carichiamo tutto, salutiamo Joacquin, splendida persona e poi partiamo diretti verso Oaxaca, dove siamo oggi, bella citta', domani andiamo forse al mare a Puerto Escondido, a rilassarci! Hasta luego!

mercoledì 24 settembre 2008

Verso il Pico de Orizaba

Dopo un paio di giorni a Guanajuato siamo partiti per la volta di citta' del Messico, tra le piu' grandi e inquinate citta' al mondo, con non troppa difficolta' ci siamo destreggiati in macchina e arrivati a casa delle ragazze artiste conosciute nel deserto.

Siamo arrivati alle 22 di sera, ci avevano preparato cena con patate al forno ripiene, una ottima insalata e una cioccolata calda con biscotti da orgasmo, direi la bella vita.

Hanno una casa niente male, una specie di Harem e tante sculture e disegni alle pareti fatte da loro, mucho gusto!

Abbiamo fatto giri per musei e visto che la metro costa 2 pesos, la bellezza di 10 centesimi di euro il biglietto, nada!

Ormai sono 4 giorni che siamo qui da loro, ci siamo organizzati per quello che succede da domani e tutta la settimana, la tentata di scalata della montagna piu' alta del messico, un vulcano di 5700 metri chiamato il Pico de Orizaba, abbiamo comprato tutta l'attrezzatura e ci siamo informati su tutto, con dettaglio.

Domani si parte per la spedizione e per i prossimi almeno 7 giorni nessuno contatto perche' saremo sui monti, buena suerte!

giovedì 18 settembre 2008

La medicina dell'anima

Dopo qualche giornata intensa ancora a Guanajuato, decidiamo di organizzare la spedizione nel deserto. Quindi domenica mattina si parte verso il Nord, strano andare a Nord, quando ancora la strada per il Sud e' ancora lunga, ma sentiamo come di essere chiamati da quel posto magico.


Si parte, carichiamo tutto e salutiamo le ragazze, simpaticissime e splendide persone! Direzione San Luis Potosi', Matehuala e poi nella strada per arrivare a Real de Catorce diamo un passaggio a Veronica, una signora che abita a Estacion Catorce, la porta per entrare nel deserto.



Noi non sapevamo niente e come sempre succede tutto accade, lei conosce la strada e le informazioni che necessitavamo, cosi' cambiamo rotta e invece che a Real andiamo a Estacion, dove lei ha una stanza per la notte, data la stanchezza del lungo viaggio. Cuciniamo nella sua cucina in questo paese alquanto modesto e povero, solo acqua e pozzanghere, compriamo il cibo e prepariamo gli zaini per la escursione nel deserto di domani. Nel frattempo Veronica torna con 2 ragazze conosciute li' fuori che anche loro hanno le nostre stesse intenzioni, quindi dormiamo tutti insieme nella stessa camera.




Alle 6 Veronica ci sveglia e dopo una colazione con uova strapazzate alle 7 siamo in strada con in mano la mappa che Veronica ci ha lasciato sul tavolo. Si parte, zaino in spalla, ha piovuto tanto, pioggia nel deserto, e, per come mi aspettavo io il deserto posso dire di non aver mai visto un posto cosi' verde e immenso a perdita d'occhio, pieno di Joshua Tree ovunque, incredibile. Dopo 40 minuti di camminata in mezzo al fango in una strada dritta che non finisce mai buschiamo un ride su un pick-up, tutti sopra e ci facciamo scaricare al bivio dove inizia l'ingresso al deserto.




Si cammina e si incontrano 2 ragazzi che erano arrivati di notte, accampati lungo la via, poi arriviamo all'albero segnato sulla mappa ed iniziamo a cercare la medicina, ma per quanto tu cerchi non troverai, e' lei che trova te, infatti quando meno ce lo aspettiamo vediamo il primo, non va' raccolto ma e' quello che ti indica la via, cosi' da quel momento ognuno prende strade diverse per venire trovato dal proprio...


Io dopo 15 minuti di camminata in mezzo ai cactus e i serpenti a sonagli abbasso lo sguardo e lo vedo, mi ha chiamato, e' gigante e ha 2 fiori rosa in cima, come ci ha detto Veronica, bisogna fare un rituale, prima di tagliarlo bisogna donare alla terra qualcosa, io ho donato una mia pietra vulcanica presa a Mount St. Helens, taglio e faccio il baratto con la terra.




Dopo che tutti abbiamo trovato ci mettiamo a sedere a contemplare e gustare. Io ne mangio 1/3 perche' e' troppo grande, poi si parte nuovamente per il cammino, alla ricerca del pueblo El Tecolote, un piccolo villaggio a 3 ore di cammino, disperso nel deserto, dove vive El Jefe, il guardiano del deserto.

Arriviamo nel pueblo tra maiali e magri cani, gustiamo dell'ottimo formaggio di capra fresco e poi diretti verso l'albero magico. Arriviamo dopo 10 minuti, siamo in 7, noi 3, le 2 ragazze e i 2 ragazzi incontrati all'inizio. Vediamo 2 tende e El Jefe in uniforme mimetica che ci attende all'ingresso. Avere davanti un personaggio del genere e' come incontrare il lupo di mare, una leggenda, assurdo, molta energia e tanta storia di tutte le persone che lo hanno visto ed incontrato.



Abbracciamo e salutiamo calorosamente, poi ci spiega alcune cose, i piu' piccoli sono i piu' potenti, a seconda delle striature succedono cose diverse, quello con 5 e' il viaggio astrale, mentre il mio con 14 e' il maestro. Ci dice anche che e' la medicina dell'anima, e che solo in questo luogo si possono esperienzare e che si devono mangiare appena colti, nel luogo dove si incontrano, sempre con il rituale.



Quindi andiamo a buscarne altre, stanotte ci sara' la luna piena, ci abbuffiamo, 3 o 4 piccoli a testa, il paesaggio inizia a diventare magico e strano, ti chiedi spesso dove sei, lontano e cosi' isolato dal mondo, e' assurdo e difficile da spiegare.

Poi arriva la notte, l'esperienza passata che non esiste e si entra in un mondo nuovo e mai visto, tanta energia, stretti in cerchio a scambiarci energia dalle mani, molto forte. Poi in tenda in 5 a toccarci e mangiare uno dai piedi dell'altro ed imboccarci, fantastico, molto amore, forse anche troppo hippie.



Dormiamo in 5 in tenda in posizioni assurde poi, dato il male di schiena, io ed Elia scappiamo ed andiamo nella tenda vuota delle ragazze a riposare meglio, mangiamo la pasta ai fagioli rimasta da ieri e poi arriva il giorno. Penso sia stata la notte piu' lunga di tutta la mia vita, senza tempo.

Poi la mattina decidiamo di partire e ritornare alla civilta', ci incamminiamo presto con qualche gustoso frutto in bocca. Dopo 3 ore siamo sulla strada, troviamo un altro ride nel pick-up, poi alle 16 siamo a Estacion Catorce, salutiamo le ragazze e ci dirigiamo verso Real de Catorce, una citta' sulle montagne a 2700 metri.

Dopo 20 km di ciottoli arriviamo, niente di particolare, siamo affamati e vogliamo gustarci una cerveza, cosi' facciamo, poi cerchiamo un posto sicuro dove piazzare la tenda, lo troviamo e nella fredda notte e con un mal di schiena assurdo proviamo a dormire ma non riusciamo granche'. Arriva finalmente la mattina, ci svegliamo e i ragazzi non stanno per niente bene, dopo un giro per la citta' e qualche foto ci facciamo un caffe' e ripartiamo verso Guanajuato dove siamo arrivati ieri sera, con tutti e 2 i ragazzi con la febbre a 39.5, distrutti, io sto bene.





Li ho accuditi e coccolati come fratelli, tachipirina, imodium e riso in bianco e stamattina al risveglio stavano gia' meglio, oggi provo a contattare il giornalista che mi ha risposto per l'articolo sul giornale locale e vedo di riuscire a pubblicarlo, domani e' un altro giorno...


Quello che chiedo e´ di non darmi del drogato solo per sentito dire o perche´ non si conosce quello di cui si sta´ parlando, ho voglia di scoprire con coscienza e sto capendo che tutto quello che sentiamo riguardo alcune cose viene normalmente detto da persone che non hanno provato queste esperienze sulla pelle e parlano solo per sentito dire, beh ci sono cose che sono difficili da spiegare e sono per ognuno diverse, grazie, ora tra l´altro sono anche vecchio, oggi ne compio 29!

SAMIRA

Incontrai Samira per caso a Santa Barbara.
Quel suo vestito verde attillato mi fece innamorare subito.
Decisi di portala via con me e l'acquistai. Proseguimmo inseime e imparammo a conoscerci seduti sul tetto di Hope, la macchina magica, tramonti magnifici.

La sua anziana e saggia esperienza voleva esplorare il mondo, i vecchi si ricordano di lei mentre i giovani si stupiscono.
Aveva ancora tanto da dire ma aveva bisogno di occhi e dita, di quel tocco magico per tornare a parlare.

Lei e' una diva, attira energia e crea emozioni ad ogni tocco dei suoi squillanti tasti, armonia per le orecchie e musica per le emozioni.
Piu' di 80 anni fa' aveva iniziato a raccontare storie finche' la societa' di plastica l'aveva rilegata su scaffali polverosi.

Avvolta nella sua semplice meccanica e' una ascoltatrice come mai ne ho conosciute. Nessuna batteria, nessun cavo, non c'e' nemmeno la funzione "copia/incolla", errori che rimangono sul foglio a ricordo e insegnamento e il carrello da riportare punto e a capo, cosi' io mi prendo un attimo di respiro e inizio una nuova riga, con la meraviglia di immaginare quante volte questo rullo meccanico ha srotolato vite su fogli bianchi con semplice inchiostro nero.
Lei e' Samira, la mia macchina da scrivere.

venerdì 12 settembre 2008

Guanajuato, colori ed allegria!

Torniamo a noi, dopo la maledizione di Montezuma siamo stati nella citta' di Teotiuacan, dove ci sono le piramidi del sole e della luna e un campo di pelota, dove il vincitore veniva portato trionfante in cima alla piramide dove poi, questi crudi maya, gli tagliavano la testa come offerta al loro dio, la quale rotolava giu' per gli scoscesi lati piramidali.

Dopo quella giornata intensa siamo partiti alla volta di Guanajuato, in 4 in macchina, pieni di zaini, con le sospensioni rotte e, ad ogni dosso (tope qui in messico), scendavamo per non fare toccare la macchina sotto, e vi dico che ce ne sono una media di 50 al giorno.

Arriviamo a Guanajuato di notte, e' fresco, seguiamo le indicazioni del contatto CS che abbiamo, una ragazza che abita vicino al museo delle mummie. Ci viene a prendere e stiamo a casa sua in una spaziosa camera in cui stiamo tutti e quattro, per terra con il sacco a pelo ovviamente.

Nella stessa casa ci sono anche una altra CS francese, altre 2 ragazze messicane e un insegnante di francese dell'universita', gia' perche' e' una citta' universitaria. E' sabato sera, io sono ancora mezzo debilitato, suono una Creep dei Radiohead al meglio che posso e tutti cantano carichi di Tequila e Rhum. Non bevo ma loro iniziano un giro infinito di shot. Finite la bottiglie usciamo, sono le 2 di notte, andiamo in un primo bar, vediamo la citta' di notte, e' splendida, tutta colorata, assomiglia a Granada, Bologna, unica insomma. Non e' grande, in poco tempo siamo in centro, non abitiamo lontano e arriviamo al bar Fly, un bar d'arte, dove balliamo scatenati e ci facciamo battere dai francesi in una avvvincente partita a calcio balilla. Poi si cambia bar quando questo chiude, sono le 4, musica tecno e un po' di danze psichedeliche, niente di che si decide di andare nel bar peggiore della citta', pieno di gente borracha, veramente assurdo e pericoloso e poco dopo quindi si ritorna a casa. Cibo lungo la via nelle tende per 10 pesos e poi letto.

Il giorno seguente ci siamo rilassati e fatto un giro per vedere la citta' di giorno, case tutte colorate e vicoli incredibilmente stretti e ripidi, la citta' e' a 2000 metri di altezza e arroccata in mezzo alle montagne, il tempo cambia spesso, sole, nuvole e pioggia leggera si alternano. Diciamo che e' finita l'estate anche qui. La sera e' fresco, usciamo a bere una birretta.

Domani Maya, la ragazza che ci ospita, ci vuole portare tutti nelle miniere con tanto di campeggio e notte fuori, perfetto, partiamo in 7, 4 in macchina e 3 in autostop, ovviamente per svezzare Alle lo buttiamo in autostop con 2 chiche, lo ribecchiamo dopo 2 ore vicino a San Miguel de Allende, per comprare il cibo per fare una paella, poi si va' in una citta' fantasma a cercare una signora che fa' il pulque fatto in casa, ne prendiamo 3 litri, non ne bevo perche' e' quello che mi ha fatto stare male, loro se lo seccano, io aspetto il Mescal comprato la mattina lungo la via.

Poi si parte alla volta delle miniere, montiamo le tende dentro le vecchie case usate dai minatori e ci addentriamo nelle miniere con la frontale, tunnel stretti da passarci strisciando ci portano in 3 grandi saloni minerari, niente male, poi si esce e si prepara il fuoco e la paella. Poi letto, domani si sbaracca e si va' alle acque termali vicine, ma sono chiuse, poco male, si cambia meta e si va' a Dolores Hidalgo, il paese dove e' nata l'indipendenza, andiamo in una cantina e prendiamo la tipica bebida con cerveza, succo di pomodoro, chili, salsa ingles, sale e limone, compreso ci danno il cibo, con 40 pesos siamo listi con tanto di tequila offerta piu' volte alla fine.

Si ritorna a casa, abbastanza cotti, l'indomani cucino le lasagne per le 9 persone della casa che siamo e finiscono subito (Ladda ora puo' confermare o meno), poi un bicchiere di vino, ed andiamo al cinema alla sera, un film assurdo, poi birretta in un bel bar particolare e la mia follia fotografica che e' scattata.

Ultimo giorno di Ladda, non ricordo bene, troppe cose in questi giorni succedono, intensita' assoluta, ricordo yoga la mattina, pomeriggio nullo e poi serata nel bar dove lavora una delle ragazze, poi follia, e' tardi, la corsa a trovare la macchina nei sotterranei della citta', che non troviamo, poi rapidi verso la stazione degli autobus senza benzina e le tope, arriviamo quando l'autobus gia' partiva, questo giro Ladda ti e' andata bene, la prossima volta lo perderai, sappilo gia'!

Giorno dopo ci dedichiamo all'arte, si parte alle 8 della mattina con io ed Elia che partiamo correndo come folli per la citta' per 30 minuti prendendo vicoli e senza sapere dove andare, fantastico, tante salite e gradini pero'. Poi briefing su quello che ognuno vuole fare e poi si parte, ognuno prende e va per i cavoli suoi per tutto il giorno, ci si ritrova alle 19 in piazza. Io prendo Samira e chitarra in spalla mi dirigo a cercare un posto energico, trovo piazza La Paz e inizio a scrivere li', dopo un paio di ore, un signore si avvicina e mi dice che e' il direttore del periodico di Guanajuato e, mentre il fotoreporter mi faceva foto a me e Samira, mi diceva che voleva scrivere un articolo su di me e la mia macchina, mi da' il biglietto da visita e ci diamo appuntamento a venerdi' al bar Fly. Mentre sono li' con lui arriva un altro signore che e' il direttore dell'orchestra di Guanajuato e dice che domani un direttore italiano viene a dirigere e mi dice quando andare a vederlo, ringrazio e saluto continuando nei miei scritti.

Poi suono 3 ore la chitarra in cima al monumento che domina la citta', chiacchiero con qualche gringo e poi e' ora per beccare gli amici. Giornata intensa, salutiamo con una birretta l'aereo di Alle che sta' partendo e poi a casa. Domani si prepara l'articolo tutti insieme, quello che abbiamo fatto oggi, gia' inviato al direttore, domani vedremo se finiremo sul giornale locale, per ora e' tutto!

Hasta pronto!





sabato 6 settembre 2008

Cose che succedono...






Eccoci nuovamente qui, era tanto che non aggiornavo il blog, vuoi perche´ sono stato sempre in viaggio, vuoi per tanti altri motivi. Dove eravamo rimasti, al cielo multicolore della serata psichedelica, dopo una giornata di riposo Lunedi´siamo partiti per La Paz dove abbiamo preso il traghetto per Mazatlan, finalmente il vero Messico, dopo una notte in traversata tormentata da mille pensieri sul senso di tutto cio´, del viaggio, la voglia di tornare da Rachel, avevo completamente perso il senso di questo viaggio, avevo tutto e ora si ritorna sulla strada nel nulla, non mi era mai capitato una cosa del genere da quando sono partito, ma qui era stato tosto, dopo tanto tempo in un posto fantastico ritornare nel nulla e senza sapere niente colpisce dentro, molto. Dopo aver superato quel momento di crisi, siamo arrivati a Mazatlan alla mattina, barca veramente spartana, pochissima gente e cena e colazione comprese, ottimo, siamo partiti sparati verso Guadalajara dove un Couchsurfer ci avrebbe ospitato.

Dopo 12 ore di viaggio in macchina, la notte siamo arrivati, trovato il posto e chiacchierato con il ragazzo, sempre gente splendida che ti ospita e ti offre tutto. La mattina dopo siamo partiti alle 7 di mattina per andare a Citta´del Messico, la citta´piu´grande al mondo, ed anche piu´inquinata, siamo arrivati alle 2 del pomeriggio, trovato un posto dove lasciare la macchina vicino all´aereporto ed atteso i ragazzi nel terminal. Tanta emozione, finalmente li vediamo, sono arrivato, un biglietto che tenevamo in mano recitava NESSUNA PAROLA, SOLO MESSICO E NUVOLE E VOGLIA DI PIANGERE HO, non abbiamo parlato per la prima ora, tanta emozione negli sguardi e tanti abbracci, ora il gruppo si faceva numeroso, abbiamo caricato la macchina, ormai piena di zaini, chitarre e mille cose di 4 persone, stipata e con il peso di tutti ora tutti i maledetti dossi, che in messico ci sono ogni 100 metri, tocchevamo sotto.

Arriviamo a Texcoco, dove una couchsurfer ci ospitera´, prima facciamo il rituale per i ragazzi, apriamo i cocchi con il macete, beviamo il fresco e gustoso succo, poi shot di Tequila, comprata a Tequila, poi una clove cigarette a testa che ho tenuto da Flagstaff, da far girare la testa. Poi arriva la ragazza e la seguiamo per casa sua, una casa enorme e una enorme famiglia, circa 200 persone, il padre e la madre sono fantastici, mille fratelli, una media di 8 figli a testa e tanti nipoti. Molto tranquilli e ospitali in una casa immensa. Dopo una tranquilla notte il giorno dopo andiamo a fare un giro nel centro di Texcoco, nel mercato, ormai sono allergico alla carne, mi da´ fastidio, dopo qualche tacos buscata in giro e un giro in un bar tipico messicano a buscare una cerveza, il mio spagnolo inizia a migliorare finalmente, siamo andati con Jessica a vedere delle rovine maya sopra un monte, non male, poi siamo andati diretti ad un bar di un amico dove c´era una mostra d´arte. Tutti al bar, abbastanza stanchi per la lunga giornata, la musica non era granche´ e dopo qualche cerveza decidiamo che vogliamo movimentare la festa, conosciamo il DJ e quindi proponiamo se possiamo mettere qualche pezzo nostro, la pista era vuota, quindi ritorna il PIPPO DJ e con Sud Sound System e Braghe Corte la pista e´ gia´ piena, anche qui in Messico, assurdo¡

Dopo balli scatenati e un caldo porco e una stanchezza assurda non mi sento bene, nel pomeriggio eravamo andati a cenare in un posto, prendere tacos di funghi e pucas, una succo di cactus alcolico e molto energico. Inizio a tremare ed avere un calore assurdo, vado fuori a ripigliarmi, forse ho esagerato e usato anche le energie di riserva, qualcosa non andava. Aspetto e il tremore non passa, chiamo i ragazzi e dico che non sto´ bene ed e´meglio andare, cosi´ facciamo, arriviamo a casa, sono bollente, misuro la febbre, 40, per tutta la notte, problemi di stomaco, sempre in bagno senza contegno, anche la tachipirina non abbassa la temperatura se non a 39, non penso di essere mai stato cosi´ male, ho una infezione intestinale, non capiamo da cosa possa essere derivata, fatto sta che sono senza energia tanto da non potermi alzare dal letto e con la febbre sempre a 39 e 40, sudori, tremori e letto in condizioni pessime...vabbe´ ieri mattina siamo andati dal medico, mi ha dato antibiotici e cosa prendere, ho preso e finalmente la febbre e´ calata e ora sto meglio, stamattina niente febbre e piu´energia e finalmente fame...doveva accadere, sono cose che succedono....

Oggi andiamo alle piramidi Maya, domani Guanajato, hasta luego!

lunedì 1 settembre 2008

Le porte della percezione

Lucy mi ha aperto le porte della percezione, ho visto pace e amore, colgo e torno alla mondo della normalita' con maggiore attenzione e ricettivita'.


Siamo solo atomi ed energia