Quante cose sono successe in così poco tempo...così tante che ci vuole un mese per aggiornare questo Blog, inizia ad essere difficile farlo ma ci provo tagliando corto...
Ero rimasto a Potosì, 3 giorni di febbre e influenza bloccato nel letto a 4200 metri, difficile respirare e un freddo Alaskiano. Il quarto giorno mi sono ripreso dopo una bella dormita e abbiamo deciso, insieme ai 2 compagni di viaggio, di andare a fare un tour all'interno del Cerro Potosì. Questa montagna che svetta sopra il paese è la montagna più famosa d'America, chiamata "Montagna d'argento", perchè da circa 500 anni che estraggono minerali ed ancora ne è ricca.
Gli spagnoli nel 1500 la facerò diventare la capitale mineraria di America e Potosì una città di stile puramente coloniale. Da lì estraevano il 50% di tutto l'argento del mondo, incredibile.
Con 8 dollari un tour di 4 ore all'interno della miniera, ci preparammo e, dopo esserci vestiti, indossato casco e luce, una camionetta ci portò ai piedi della montagna. Il tour era di 4 persone, noi 3 e un ragazzo americano. Entrammo con la nostra guida, una donna peruviana il cui marito era minatore ed era morto dentro la miniera. Entremmo in quello stretto buco seguendo la coppia di strette rotaie e i tubi di aria compressa, sempre camminando carponi. Il male alla schiena si faceva sentire camminando in quella maniera, entrammo dentro la montagna circa 5 km prima di incontrare la divinità sotterranea dei minatori.
Un vero e proprio diavolo, ricco di foglie di coca e tante sigarette nella bocca. Le condizioni dei minatori sono proibitive, non hanno pranzo e orari, solo foglie di coca e qualche gassosa, il calore all'interno si faceva soffocante, circa 40 gradi, respirando odore acre di sulfato e arsenico, a circa 4300 metri di altezza e circa 10 km dentro la terra, diciamo che chi soffre di claustrofobia non starebbe proprio bene. Continuammo a camminare fino ad incontrare i veri minatori, gli portammo le preziose foglie di coca e un pò di gassosa, ci ringraziarono tutti sudati, continuando a scavare e ci fecerò vedere e toccare l'argento in forma naturale, grezzo. Incredibile dove eravamo, il calore faceva mancare l'aria e ci si attaccava all'aria compressa per respirare, poco più avanti le temperature arrivavano a 90 gradi...
Dopo circa 10 km di camminata ritornammo all'ingresso e uscimmo, comprendendo bene cosa significa il lavoro di un minatore. All'esterno la signora ci fece provare l'ebbrezza di una esplosione di dinamite, la comprammo per 15 boliviani (2 dollari) in un negozio nel centro, una borsa di nitrato di potassio e una dinamita, nitroglicerina e un detonatore con miccia. Guardammo la preparazione e l'accensione a breve distanza, poi, con 3 minuti di margine, la situò in un luogo sicuro a circa 100 metri. Attesimo con pazienza e inaspettatamente arrivò il forte colpo, una nuvola circolare salì nel cielo per circa 300 metri, impressionante esplosione!
Quella montagna è stata venduta alle società straniere con il precedente governo e ora il nuovo presidente deve attendere che scadano i contratti per riuscire a prendere il controllo di quella fortuna mineraria e farlo entrare nelle tasche della Bolivia, la vera proprietaria. La Bolivia sarebbe un paese ricchissimo di risorse, ed invece si ritrova ad essere il più povero del Sud America...questo fà pensare allo sfruttamente occidentale...
Dopo il tour nella miniera abbiamo deciso di riprendere la strada alla volta del Salar de Uyuni. Il cammino era fatto di pura terra e polvere. Percorremmo circa 120 km di follia in mezzo al nulla, non mancava molto e la notte era già calata. Mangiammo qualche cracker chiedendo quando mancava e ci risposero: "Dovete tornare indietro, non cè cammino, la strada è bloccata, cè un blocco di protesta più avanti".
Stessa situazione del Perù, decisimo di continuare fino al blocco, che una fila di tir e camion ci fece ben presto capire che eravamo arrivati. Nuovamente fermi e nuovamente bloccati. Scendemmo dalla macchina ed andammo all'inizio della fila. Due grandi camion di traverso bloccavano la strada, era un freddo polare e alcune gomme bruciate facevano scaldare i camionisti in quella notte buia. Parlammo con la gente e ben presto capimmo che la situazione non si sarebbe sbloccata fino all'indomani. Eravamo nella cittadina di Pulacajo, un piccolo paese miniero a 4300 metri, una stazione ferroviaria abbandonata in un posto dimenticato da Dio, dove il famoso pistolero americano Butch Cassidy aveva iniziato a rubare oro e argento assaltando treni.
Strane storie, tante locomotive abbandonate e case diroccate, andammo in giro per il paese ingannando l'attesa di quella fredda notte, tutto spento...solo voci e bisbigli relativi al blocco. Ritornammo al plastico falò, salutammo e decidemmo di dormire in macchina. La macchina è strapiena di cose e ognuno nel suo stretto spazio doveva dormire così come era appoggiato al sedile. Quella notte non dormì, il mio orologio segnata -5 fuori dalla macchina e 10 all'interno, un freddo assurdo, senza sacchi a pelo e immobili. Ogni ora accendevo la macchina per 15 minuti per generare un poco di calore, ma siccome abbiamo perso per strada, ora completamente, il tubo di scappamento, ora il rumore e l'odore era troppo forte per stare accesa molto tempo, anche perchè la benzina scarseggiava.
Quella notte insonne passarono molte cose, vidi la luna tramontare dietro una montagna e la croce del sud scomparire dietro un'altra, tanto tempo passò e la mattina finalmente arrivò. Andammo alla ricerca di qualcosa di caldo da bere e un simpatico signore ci offrì un the con biscotti dentro casa sua. Ritornammo con la speranza che alle 12 tutto si sarebbe concluso per l'arrivo del prefetto di Potosì e relative chiacchiere per accordi. Il prefetto non arrivo e nel frattempo noi preparammo il nostro pranzo fatto di zucca regalata dai contadini peruviani e una scatola di pomodoro con un pò di pasta.
Fù un pranzo niente male e ci riempì lo stomaco. Iniziò una riunione e diverse discussioni circa il blocco tra i trasportatori, circa 7 camion e le persone che bloccavano, il prefetto non arrivava e la tensione nell'aria saliva. La riunione si concluse dicendo che nessuno sarebbe passato a tempo indefinito, c'era gente che dormiva dentro il cassone del camion da 3 giorni in quel freddo polare, lottammo molto e alla fine comprendemmo che alle 17 sarebbe passato il prefetto per una riunione circa del blocco in quel di Uyuni, doveva passare di lì, ma i camion glielo impedivano.
Volevano obbligarci a muovere tutti i camion e Hope per fare passare il prefetto, impedendoci di passare, cosa impossibile. Eravamo pochi camion e non potevamo dormire una nuova notte in quel freddo senza cibo, dato che anche nel paese non c'era niente da mangiare e la vicina Uyuni dava cibo e un letto caldo a soli 20 minuti. Ci dissero che la situazione ad Uyuni era peggiore, tutto era spento e bloccato e c'era un blocco prima del paese più grave, dove la gente bucava le gomme e rompeva i vetri.
"Se non passiamo noi, non passa neanche il prefetto", questa fù la nostra risposta disperata, ormai eravamo decisi, così anche il popolo si decise, spostò i camion e ci fece proseguire. Dopo circa 15 minuti vidimo numerosi falò lungo la via, le luci della città di Uyuni molto vicine e un gruppo di persone correndoci incontro...era la follia la rivolta, spegnemmo le luci e ci accostammo, tutta la gente intorno, poco più avanti un camion di traverso sulla strada, numerosa gente vicino alla gente urlando "Fora, fora".
Scendemmo e portammo calma, gli dissimo che non volevamo passare ma attendere con loro nel fuoco, così masticando coca tutta la notte e riscaldandoci al fuoco dei copertoni bruciati attendemmo la risposta del prefetto, mentre alla radio passavano le notizie. Verso mezzanotte tutto era chiaro, si era arrivati ad un accordo e il blocco doveva finire, così fù, salimmo in macchina e a notte fonda, stanchi arrivammo a Uyuni in un ostello economico.
Dormimmo profondamente e la mattina con 2 boliviani feci colazione. Ci informammo sul percorso da fare nel Salar e come non perdersi in quell'immensità bianca senza riferimenti.
Dopo un buon film notturno arrivò mattina, alle 9 eravamo già in cammino verso il Salar, riempimmo le taniche e comprammo il cibo ed eravamo pronti. Tutti ci sconsigliarono di passare la notte nel Salar perchè avrebbe fatto molto freddo, eravamo a 3500 metri di altezza. Iniziammo l'avventura, arrivammo all'Hotel di Sale, e poi ai cumuli, veramente incredibile il paesaggio, ci inoltrammo perdendoci, fino ad arrivare ad un'isola piena di Cactus, che non era quella prevista, incontrammo una persona che ci diede l'indicazione per arrivare all'isola ufficiale.
Ci fermammo a mangiare sul tetto di Hope salando a dovere i nostri panini...il sale non mancava sicuro...abbiamo fatto corse pazze sul tetto di Hope, salendo in piedi mentre la macchina andava oppure appogiati sul tetto attaccati agli sportelli fino a 80 km/h, passando vicino alle jeep dei tour organizzati come pazzi! Tante cose passarono insomma, poi ritornammo vicino all'ingresso ed aspettammo un bel tramonto in quel posto magico. Ritornammo all'ostello e l'indomani saremmo entrati in Chile, per la precisione a San Pedro de Atacama, nel deserto.
La mattina presto fecimo benzina senza targhe perchè se eravamo stranieri la facevano pagare il doppio...ma era palese che lo eravamo e nessuno ce la voleva fare al prezzo normale, era la legge.
Decisimo di rischiare ed arrivare al primo paese senza farla, così fecimo ed arrivammo, circa 100 km di strada di terra. La strada era veramente mal messa, tutti ci dicevano che non potevamo passare con la macchina ma solo con un 4x4 e ormai iniziavamo a capire perchè....
Quella strada fù un vero e proprio rally, dovevamo stare sopra i 100 km/h per non finire bloccati nella sabbia, tutta la macchina di traverso sopra montagne di sabbia che passavamo per miracolo, fiumi in piena da passare a piena velocità con la macchina che si riempiva di acqua come piscine sotto i piedi, veramente incredibile, grosse rocce in mezzo alla strada, buche, non era una strada per come si può chiamare tale, era un sentiero, ma era l'unica via per arrivare in Chile. Arrivammo prima della notte in un piccolo paese chiamato Villamar, un paese in mezzo al nulla, senza elettricità dove cercammo l'alloggio di un signore che avevamo incontrato per strada e che ci aveva aiutato a passare un fiume. 15 boliviani a testa per la notte, 2 dollari, perfetto. Dopo numerose ricerce lo trovammo e dormimmo da lui. Sua moglie ci preparò un buon Mate de Coca e un ottima cena. Dormimmo quando spensero il generatore e la mattina arrivo ben presto.
Riprendemmo il cammino.
Andammo a mirare le pitture rupestri su delle rocce vicine che il signore ci aveva indicato e riprendemmo il cammino verso il Chile. Oggi saremmo arrivati, ma tutti continuavano a dirci che non saremmo passati per via della macchina. In quel luogo nessuno aveva visto una macchina arrivarci da tempo, erano stupefatti ed anche noi lo eravamo, non sapevamo come avevamo fatto ad arrivare...
Passammo per una laguna colorata di rosso, a circa 4500 metri di altezza, tra montagne dai sette colori fino ad arrivare ad una laguna verde, veramente impressionante. Circa 250 km di strada distrutta in mezzo alle montagne sempre sopra 4200 metri, la cordillera. Passammo per una valle di rocce, mai visto niente di simile, fino ad arrivare alla fine della Bolivia. Fecimo il timbro e finalmente eravamo usciti...
Appena usciti arrivò la strada asfaltata ben fatta, proprio appena messi piede in Chile, scendemmo dalla cordillera per arrivare in 40 minuti a San Pedro di Atacama. Il Chile è un posto totalmente diverso, mi ha veramente sorpreso, gente simil europea, misti argentini ed europei, visi familiari, mi sentivo che tutto era diverso e in un posto come a casa...che stranezza!
Cercammo un ostello, il minimo era 10 dollari, la differenza si vedeva eccome, anche i prezzi del cibo partivano da 5 dollari...ora comprendo la differenza...era ora di riabituarsi ai prezzi occidentali, se si voleva ritornare in occidente. Alle 8 di sera saltò la luce in tutto il paese e tutti con il gruppo elettrogeno a fare qualcosa. Cucinammo una pasta al buio e ci buttammo in branda, eravamo stanchi e pieni di polvere per la lunga strada percorsa. Nessuno credeva da dove arrivavamo con quella macchina...
Ci informammo e domani sarebbe stata una notte magica, tutto era pronto, saremmo andati a fare una esperienza unica, la Valle della Luna con la luna piena bevendo San Pedro. La mattina preparammo il composto facendo bollire acqua e versando la polvere del cactus medicina insieme al the. Lo versammo in una bottiglia e presimo il cammino in macchina verso quella magica valle.
Arrivammo all'ingresso incantati dal paesaggio che ci avvolgeva tutto intorno, molto simile alla valle della morte californiana, ma differente. Pagammo i 4 dollari di ingresso ed entrammo nella valle. Ci disserò che dopo il tramonto dovevamo uscire perchè non potevamo dormire dentro alla valle.
Iniziammo ad esplorarla con la mappa che avevamo, in lungo e in largo, passando per canyon, perdendoci dentro delle grotte di sale e ammirando uno spettacolare tramonto in cima ad una duna di sabbia.
Dopo il tramonto decidemmo che quella valle era troppo magica per lasciarcela scappare, dovevamo dormire lì dentro questa notte, guardando la luna piena e bevendo San Pedro. Così tentammo, ripresimo la strada facendo finta di uscire, le guardie ci videro andare via, poi tagliammo in mezzo alle pietre con Hope e ci nascondemmo bene dietro una grande roccia, nessuno ci poteva vedere lì dietro ed eravamo dentro quel parco fantastico. Preparammo la tenda appena venne il buio ed attesimo di vedere dove era la luna. Ad un certo punto assistemmo ad un spettacolo unico, vidimo salire la luna da dietro una montagna, piena e grande come non mai, ci illuminò e ci incanto. Eravamo nella valle della luna con la luna piena che albeggiava....roba da matti!
Era arrivato il momento di brindare, il San Pedro era pronto, non avevamo mangiato niente tutto il giorno per l'attesa, iniziai io. Preparammo la tazza e quell'amara medicina fù ben dura da mandare giù tutta d'un sorso, una bella tazza verde. Fecimo il rituale tutti e 3 e ne donammo una tazza alla Pachamama per ringraziare, come sempre si fà in Perù. Attesimo guardammo la luna che saliva e dopo circa mezz'ora ci iniziammo a sentire strani, ci incamminammo alle 19 ognuno in una direzione diversa per trovare il proprio luogo di contemplazione.
Fù una situazione magica, già il posto ti faceva credere di stare sulla luna, un altro pianeta, ti sentivi un astronauta, qualcosa di incredibile, più l'effetto del San Pedro ti portava in una altra dimensione, facendoti dimenticare il tempo e lo spazio, era qualcosa di magico camminare solo in mezzo a quelle valli, a quelle dune di sabbia illuminate solo dalla luce della luna e che brillavano dapperttutto. Mi persi camminando in un non-luogo e iniziai con calma a ricercare gli altri ragazzi. Intanto la situazione si faceva calda, qualcuno sapeva che non eravamo usciti dal parco e ci iniziarono a cercare. Molti pick-up delle guardie giravano in lungo e in largo sulla strada e ogni tanto si fermavano e scendevano con le torce per cercare.
Io rimanevo immobile in mezzo alle montagne e le valli ogni volta che passavano, era iniziato un gioco alquanto pericolo, eravamo ricercati...Volevo trovare gli altri 2 pazzi e iniziai a rischiare, passando dall'altra parte della strada ed andando nei luoghi dove pensavo potevano essere. Finalmente nell'anfiteatro incontrai Ariel, con cui scambiare le sensazioni del momento. Urlammo a suo fratello per vedere dove stava e lui ci rispondeva dall'altra parte della valle. Gli echi erano impressionanti, solo che ad ogni eco richiamavamo l'attenzione delle guardie che senza sosta passavano. In un momento arrivo la paura, 6 jeep giravano in lungo e in largo, eravamo in pericolo...non sapevamo cosa ci avrebbero fatto se ci avessero trovato...ma eravamo attenti a non farci trovare.
Suo fratello Christian era dall'altra parte della valle, ero stanco, avevo le gambe stanche, era circa mezzanotte ed avevo camminato per la valle almeno 5 ore compiendo almeno una 20 di km. Ma volevamo riunirci e quindi decidemmo di attraversare nuovamente la strada per andare in un'altra valle, camminammo fino a dove guardammo il tramonto, poi le macchine arrivarono e iniziarono a salire la duna dove eravamo, ci avevano vista, sapevano che eravamo lì, ci nascondemmo bene tra le rocce facendo silenzio e sentimmo le guardie molto vicine. Riscesero e passammo sulla duna di sabbia mentre le guardie ci seguivano, era una corsa con il tempo, corremmo in cima ad una montagna e poi ritornammo dall'altra parte fino ad arrivare alla macchina in quella valle bianca.
Suo fratello era già in tenda che dormiva, erano le 3 del mattino ed eravamo stanchissima da quella lunga e ininterrotta camminata. Dormimmo fino alle 6 e poi di soppiatto a fari spenti lasciammo la valle senza essere visti, riprendemmo la strada per il passo Sico per entrare in Argentina. Avevamo un fame boia e ci fermammo in un paio di case lungo la strada dove mangiammo dell'ottimo pane e un caffè. Ritornammo sulla strada, senza benzina ed arrivammo al pelo al posto dove un signore ci caricò nuovamente di quel liquido. Arrivammo dopo tante lagune e posti incantati finalmente alla fine del Chile.
Ci fecero il timbro e finalmente eravamo in Argentina, la frontiera era ad altri 50 km di strada non asfaltata, ma eravamo in Argentina!!! Arrivammo alla frontiera e finalmente quel timbro sul passaporto...wow che emozione! La notte dopo tanto cammino nello stesso giorno, circa 11 ore di guida, arrivammo stanchi e distrutti a Salta, una grande città dove ieri dormimmo e fecimo una doccia calda in un ostello.
Domani si riparte verso Asuncion, la capitale del Paraguay! Hasta pronto desde Argentina!!!
Un abbraccio!
Foto varie dalla camera di Ariel, l'Argentino:
1 commento:
ciao fili vedo e leggo che stai bene ...ma le tue avventure mi lasciano senza fiato ...non pensavo che con un viaggio potrebbe saltare fuori un mostro.... di figlio .... in senso buono con tanto coraggio ... tu tanto freddo e qui un gran caldo estate ... ma potrai anche tu assaporare un po di caldo italiano fra qualche mese se le tue prospettive rimangono x agosto ,,, sento gia il calore di un grande abbraccio ti penso ci manchi ti voglio tanto bene ....mamma e companj
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